Citazione Postmoderna, un esempio:

Citazione postmoderna?!? Ma cos’è una citazione postmoderna?!?
Esempi (niente Tarantino, troppo facile), suggestioni e discussioni sono ben accette.
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20 commenti

  1. Grazie Honeyboy.

    Qualcun altro?

    Chimy

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  2. Ha ha ha…bellissima VirginPrune ^^.

    Cerchiamo però, per chi ne ha voglia, di aprire anche un dibattito su quest’uso della citazione nel cinema postmoderno.

    Recentemente abbiamo partecipato ad una discussione in cui si parlava dell’uso della citazione in Godard, regista della modernità.
    Quelle citazioni (a Fuller, a Rossellini ecc ecc) erano fatte quasi per omaggiare e consolidare un certo tipo di cinema del passato (più o meno recente) per far capire qual era il cinema importante e amato dai registi della nouvelle vague in un momento in cui non si conosceva ancora la storia del cinema come la si conosce oggi. Godard, Truffaut e co. le facevano per dirci: cosa guardare, qual’è il cinema che merita di essere riscoperto ecc ecc. Oltre a questo, c’era un uso giocoso delle citazioni per cui i registi francesi si citavano uno con l’altro (manifesto di Jules e Jim in “Questa è la mia vita”… per fare un esempio).

    Oggi la citazione postmoderna è invece una strizzatina d’occhio allo spettatore cinefilo in grado di coglierla, che lo fa rendere partecipe del “gioco” del regista e felice per essere riuscito a cogliere quella citazione… completamente estrapolata dal suo contesto d’appartenenza (gli esempi citati lo spiegano molto bene).
    O almeno, così la penso io.

    Se qualcuno ha voglia di dire cosa ne pensa, o citare altri esempi, è ben accetto.

    Eccovi intanto una delle mie preferite in assoluto:
    http://it.youtube.com/watch?v=L8uLugHTVoE

    Saluti a tutti

    Chimy

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  3. posso seguirti poco sull’uso della citazione in ambito nouvelle vague poiché conosco poco e nulla di quel cinema e di quel periodo.

    per quanto riguarda il “presente”, quando riesco a cogliere qualche citazione, la sensazione è proprio quella che definisci “la strizzatina d’occhio allo spettatore cinefilo” (oppure un po’ più attento: infatti nella scena da me postata in merito a Madagascar, ho subito pensato ad American Beauty, benché American non l’abbia mai visto, perché la scena citata è talmente celebre che l’avevo vista più volte in trailer di vario genere).
    In effetti penso che oggi si ricorre alla citazione prevalentemente per “gioco” (appunto) anziché in funzione di omaggio ad un determinato autore oppure a un determinato modo di fare cinema.

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  4. Hai pienamente ragione. Si utilizzano molto scene estremamente celebri quando si vuole far capire a tutti il riferimento (x American Beauty, ma anche per 2001…).

    Proprio il gioco di cui parli per me sta alla base della citazione postmoderna infatti.

    Un saluto

    Chimy

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  5. http://it.youtube.com/watch?v=n39xnEP0pII

    Non riesco a trovare il video di The descent dove lei esce dal lago di sangue…

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  6. Begli esempi, grazie Ale

    Chimy

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  7. Interessante iniziativa. Nel cinema contemporaneo la citazione diventa un divertissement, una strizzatina d’occhio allo spettatore che sa riconoscere e ri-contestualizzare la citazione, un omaggio al cinema, che non è solo rappresentazione ma produzione di un mondo. Per quanto riguarda la citazione nei film della Nouvelle Vague voglio riportarti un brano di una mia vecchia relazione (ovviamente su Pierrot le fou): “La citazione serve a rompere l’apparenza di realtà prodotta dal film. Prendere materiali eterogenei da altre “serie culturali” contribuisce a creare qualcosa di diverso. Il cinema astrae i suoi segni direttamente dal reale, ma astrae anche i segni delle altre “serie culturali”, portatori a loro volta di significati propri. La diegesi del cinema classico vacilla. La citazione viene utilizzata per dare “corpo” a nuovi significati, per rompere le informazioni illusorie, fittizie, prodotte dal cinema classico. Gli oggetti non sono più i soliti oggetti, l’immagine mostra il suo vuoto, l’interstizio”.

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  8. Assolutamente vero, Luciano. Questo è un discorso estremamente interessante, che potrebbe portarci a fare un passo successivo.
    Se c’è una cosa che differenzia, a mio avviso, la citazione (postmoderna, se vogliamo) dal semplice omaggio, è il cambiamento della spettorialità.
    Che va anche al di là della citazione nouvelle vaughiana. Se come dici tu in caso francese è un desiderio di far vacillare il cinema classico, nel cinema postmoderno (una definizione ancora vaga, da prendere con le pinze), credo che sia interessante notare come la citazione venga fatta ribaltandone l’essenza orginaria. Prendendo come esempio quello di “Fa la cosa giusta” si possono notare molte cose interessanti. E’ un piano sequenza, la mdp si sostituisce a Mo, che si sposta proprio per fare spazio alla mdp, e Radio Raheem recita la stessa battuta di Michum ne “La morte corre sul fiume” rivolgendosi allo spettatore, e se Michum nel momento della spiegazione le mani le stringeva, Raheem le usa per scagliare pugni contro lo spettatore.
    Spike Lee realizza una citazione postmoderna perchè prende un passo di un classico e lo rimodella totalmente. Dal punto di vista oggettivo del film con Michum (vediamo che ci sono degli ascoltatori, e le loro reazioni durante il racconto del personaggio) si passa al punto di vista soggettivo dello spettatore (che nega ogni altro personaggio, persino Mo sparisce e veniamo rapiti dal dialogo di Raheem) in “Fa la cosa giusta”.
    Omaggio, citazione, postmodernismo…che ne pensate, o voi cinebloggers? 🙂
    Saluti.
    Para

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  9. Esempio illuminante. Mi rendo conto che non è possibile formulare una definizione esaustiva sulla citazione postmoderna (anche perchè il concetto di postmoderno è molto complesso e coinvolge-stravolge tutto un modo di pensare e ripensare l’arte, il cinema ma anche la vita in generale, un concetto in fieri che ci attraversa e forse capiremo meglio tra qualche anno); però provo ad esprimere una differenza (ma, volendo essere postmoderni a tutti i costi anche il concetto di “differenza” dovrebbe essere affrontato o meglio “messo in cantiere”), comunque supponiamo che il sottoscritto abbia deciso di esprimere una differenza intesa come “diversità” o meglio distinzione. In questo senso il tuo esempio del film di Spike Lee (e ti ringrazio di avermi ricordato questa stupenda sequenza) è illuminante. Adesso che il cinema classico è stato messo in crisi (anche se poi riciclato e reinventato) lo scopo della citazione non è più quello di scardinare la mimesi o l’ apparente “ordine” naturale degli eventi. I registi della NV, e in particolare Godard, dovevano mostrare al pubblico che il cinema classico (che in parte amavano) con il passare degli anni si era cristallizzato in una forma rigida, collaudata ma che stava diventando uno stereotipo. Il cinema andava rifondato o perlomeno riproposto. La citazione (ma non solo) per Godard doveva contribuire a scardinare la sequenza attraverso l’inserimento di altri “mondi narrativi”. In altri termini nella storia raccontata dal film veniva introdotta una citazione (di un altro film, di un romanzo, pubblicità, ecc.) che portava all’interno del film la sua storia. Vedere nel mondo-film, “pezzi” di altri film o altre arti, induceva nello spettatore un senso di “straniamento”. Il cinema mostrava le sue infinite possibilità, mostrava di non essere solo rappresentazione di un mondo, ma un mondo esso stesso, un oggetto di per sé. Questo oggi è chiaro a tutti, ma all’epoca non lo era (o lo era in parte). Questo procedimento oggi avrebbe il sapore del “cliché”, un modo di fare cinema cristallizzato che avrebbe un valore ripetitivo e sterile (Godard comunque ha sviluppato e perfezionato mirabilmente questo stesso procedimento, ma questo è un altro discorso). L’esempio che hai fatto citando il film di Spike Lee mostra come oggi la citazione possieda altri attributi. La citazione (soprattutto di altri film) fa parte del materiale utilizzato per costruire il film. Cerco di essere più caro. La sequenza di un vecchio film (meglio se un vecchio film conosciuto da tutti) viene presa e montata nel nuovo film perché questa sequenza è diventata un pezzo di mondo a tutti gli effetti, è entrata a far parte del “profilmico” come le location e tutto il materiale che sta davanti alla mdp. Rifare una scena del film significa forse invitare lo spettatore direttamente nel dentro? Non rapire ma interagire, non far dimenticare ma far conoscere?

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  10. “Il cinema mostrava le sue infinite possibilità, mostrava di non essere solo rappresentazione di un mondo, ma un mondo esso stesso, un oggetto di per sé. ”

    boh! io posso solo limitarmi a dire che trovo interessante quanto riportato e circa quanto succitato 😀 mi viene in mente un film come “the dreamers”.

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  11. @luciano: grazie per le bellissime parole che invitano a molti tipi di riflessione.
    Come hai detto tu, esattamente, la nuovelle vague utilizzava la citazione per consolidare un certo tipo di cinema ecc ecc; ma anche per inserire una forte componente intertestuale nel film.
    Pensiamo ad es. all’importanza della figura-omaggio di Bogart nel Belmondo di “Fino all’ultimo respiro”; Bogart nell’esordio di Godard è un’entità assolutamente presente… si inserisce la “sua storia”, il suo essere, il suo cinema, se vogliamo.
    Mentre oggi la citazione non ha più valore di inserimento intertesuale per far pensare ad altri mondi, altri film ecc ecc. Ma ha valore di per sè, come semplice citazione, giocosa o meno, che finisce in sè stessa.
    Mentre nel cinema NV la citazione era un’apertura su qualcos’altro; la citazione postmoderna è un’entità chiusa in sè stessa.

    Unisco il discorso al commento di
    Virgin Prune estremamente appropriato.

    “The Dreamers” è infatti un esempio maestoso di cinema di citazione anacronistico (nel senso più positivo del termine); dato che segue perfettamente i canoni della NV anni ’60 di cui si parlava.
    Citazioni non chiuse in sè stesse, non strizzatine d’occhio, ma omaggi ad un cinema che si ama, che si prende come modello.
    Bogart era il modello di Belmondo; i ragazzi (per restare su Godard) di “Bande a part” modello per i ragazzi di Bertolucci.

    Citazione realtà chiusa vs. citazione realtà aperta come possibile sintesi dell’uso fatto nel cinema postmoderno e nel cinema moderno. Mi sembra una possibilità di definizione interessante…

    Saluti

    Chimy

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  12. Purtroppo il “commento” al post non è adatto a sviluppare una discussione sulla citazione della NV (figuriamoci del cinema postmoderno). Comunque mi hai dato un’ottima idea: pubblicare una serie di post sull’argomento, visto anche che la mia tesi su Pierrot si intitolava “La citazione come testo, contesto e intertesto” (ovviamente il mio discorso partiva da Pierrot le fou e quindi si limitava prevalentemente all’analisi di questo film). Ho “citato” la mia tesi non per immodestia ma per affermare che sono perfettamente d’accordo sull’intertestualità della citazione in Godard (appunto il tuo esempio su Bogart in A bout de souffle, concetto espresso anche nel mio lavoro di studente di molti anni fa). Infatti sin dall’esordio J-L. inizia a sperimentare la forza dirompente della citazione (ma non solo) che poi svilupperà nei suoi film del primo periodo. Ti riporto un altro mio brano della già citata analisi (naturalmente solo per sviluppare la discussione, anche se forse sto occupando troppo del vostro spazio, pardon 😉

    “[…] la citazione stabilisce un contatto tra il film e lo spettatore, un circuito d’andata e ritorno che, dopo ogni percorso, si arricchisce di senso. L’informazione non viene “travasata” definitivamente allo spettatore, congelata in un significato univoco e determinato, ma, nell’interagire con altre serie culturali, richiede di essere elaborata dallo spettatore per ritornare nel film ogni volta diversa e accresciuta. Il “testo” film, quindi non è mai definitivo o, come direbbe Deleuze, “chiuso”, ma provvisorio. Ed è questa sua provvisorietà che determina sempre nuove valenze culturali. Il testo si muove in senso diacronico e sincronico, non è mai uguale a se stesso, ma è sempre diverso, perché racchiude sotto le apparenze il suo mistero fondamentale che è la conoscenza”.

    Invece mi interessa molto (aspetto che non ho ancora affrontato) la citazione nel cinema (definiamolo) postmoderno. I vostri spunti sono molto interessanti e i vostri esempi (come quelli proposti da altri lettori) appropriati e degni di essere approfonditi. Sarebbe interessante approfondire l’argomento anche se il sottoscritto non ha molta esperienza in merito all’argomento proposto.

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  13. @luciano: i tuoi spunti sono estremamente interessanti e il tuo pezzo del’analisi è veramente splendido e ricco di spunti di riflessione. Soprattutto la definizione di circuito di andata e ritorno l’ho trovata estremamente affascinante.

    Sarebbe molto interessante approfondire l’argomento sulla citazione postmoderna e, se riesci a fare una serie di post sull’argomento (ottima idea) ci ragioniamo assieme, e con altri, ancora meglio.

    E’ un tema non facile ma estremamente interessante, ancora poco trattato e che merita di essere approfondito quello della citazione e del suo diverso uso nel corso della storia del cinema

    Un saluto

    Chimy

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  14. Grazie Filippo, 3 frammenti meravigliosi di tre registi enormi.:)

    Possibile che ogni volta che vedo quella sequenza di Carpenter penso che forse neanche Hitchcock ha mai girato una scena di tale livello?
    Così si gira in Paradiso…

    Un saluto 😉

    Chimy

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  15. Che poi avrei potuto postare molti altri video…gli omicidi che si rifanno, nella tecnica o nelle modalità, a Psycho sono tantissimi.

    Argento continua a ficcarli in ogni film per esempio…

    Per quanto riguarda le celestiali rappresentazioni di Carpenter, come darti torto…:)

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  16. Assolutamente tantissimi… basta pensare anche a De Palma…

    Un saluto

    Chimy

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