
Con difficoltà, ma con speranza, Gordon accetta di portare Fiona in una casa di cura specializzata. Qui la donna, divorata dall’alzheimer, comincia a dimenticare l’amore per il marito, amore che esternerà su un malato grave con cui divide la permanenza nella casa di cura. Gordon non smetterà mai di amare Fiona, anzi, proprio in questo “nuovo” amore non corrisposto, capirà quanto il calore nascosto in un fiore possa essere potente per il proprio cuore.
“Away from Her” riesce a stupire sia per i contenuti, la riflessione sulla vecchiaia, sulla malattia e sull’amore, e sia per la regia di Sarah Polley. La prima parte del film ospita sequenze splendide (le visite dei parenti nella casa di cura; le diverse sciate di fondo di Fiona; un magnifico dolly che dal volto di Fiona sdraiata sulla neve si alza verso il cielo), e l’unico neo del film si trova nei venti minuti che precedono il bellissimo finale, in quei minuti il calo di ritmo e di regia è, purtroppo, davvero vistoso.
In ogni caso in questo suo esordio Sarah Polley ci stupisce per la sua capacità di tenere sempre la giusta distanza. Ciò che conta, in questi casi, è lasciare spazio alle persone, lo spazio per muoversi, lo spazio per pensare, e lo spazio per soffrire, anche se questo implica negarlo a sé stessi. Come il protagonista si avvicina alla moglie solo per abbracciarla, così la macchina da presa si avvicina ai volti solo per carpirne l’anima.
Para
Voto Para: 3/4
Voto Para: 3/4
Voto Chimy: 3/4
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