Top 10 2011 del Para: l'anno dei recuperi

 

 

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1) The Tree of Life di Terrence Malick / Enter the Void di Gaspar Noé

2) Bronson / Drive di Nicolas Winding Refn

3) This is England di Shane Meadows

4) Il cigno nero di Darren Aronofsky

5) Carnage di Roman Polanski

6) 13 assassini di Takashi Miike

7) Super 8 di J. J. Abrams

8) Non lasciarmi di Mark Romanek

9) Un gelido inverno di Debra Granik

10) Rango di Gore Verbinski

 

Il 2011 è l'anno delle uscite in ritardo. La distribuzione italiana da sempre stupisce per le folli tempistiche di distribuzione, ma forse mai si era lasciata indietro così tanti splendidi film come quelli recuperati in questo 2011.
A partire dal miglior film dell'anno (anche se datato 2009): Enter the Void di Gaspar Noé, che insieme all'altro indiscusso capolavoro degli ultimi anni, The Tree of Life, forma un dittico affasciante ed immenso. Tree of Life ed Enter the Void sono le due facce della stessa medaglia, due film esperienziali che si assomigliano opponendosi. Genesi, vita, fede e natura da una parte; droghe, morte, reincarnazione e psichedelia dall'altra. Alle nebulose e ai fenomeni naturali di Malick, Noè risponde con i frattali e le luci del trip lisergico, e alla mdp fluttuante e gassosa di Malick, Noè oppone una mdp che dalla soggettività più estrema passa a sorvolare dinamicamente le vite nella città di Tokio. Il tutto, in entrambi i casi, costruito sull'ombra di un passato famigliare scuro e problematico.
Al secondo posto un altro dittico, ma dello stesso regista, il talento Nicolas Winding Refn, che ha stupito tutti con il suo raffinato Drive. Ma dello stesso Refn, un po' in sordina, a giugno è stato distribuito un altro suo immenso film: Bronson, film del 2008 che dimostra come la prova di Ryan Gosling sia frutto e trasformazione dell'esperimento compiuto anni prima con un sorprendente (immensamente sorprendente) Tom Hardy.
In terza posizione un recupero ancora più imbarazzante: This is England, pellicola inglese del 2006, vero e proprio gioiello di verismo e freddezza come non se ne vedevano da anni.
Seguono tre momenti di violenza: quella psicologica de Il cigno nero, quella verbale di Carnage e quella estrema e sanguinaria, tra tradizione e innovazione, dei 13 assassini di Takashi Miike.
E dalla violenza si passa alla nostalgia, con l'operazione Super 8 di J. J. Abrams, e la struggente ricerca di emozioni di Non lasciarmi di Mark Romanek.
E per chiudere, invece, altri due opposti: il glaciale Gelido inverno del Missouri, violento, vero e rurale come il sud di Cormac McCarthy, e il Texas cartonesco di Rango, che tra un omaggio al genere, e al mito della frontiera, ci ricorda, come sempre, le potenzialità infinite del cinema d'animazione.

E con questo post, che probabilmente sarà l'ultimo di CINEROOM, chiudiamo un anno e un ciclo, per ricomparire, su altri lidi e forse in altre forme, ma con la speranza di ricevere ancora tutte le grandi soddisfazioni che ci hanno dati questi anni di CINEROOM.
Quindi grazie a tutti voi lettori, e anche da parte mia auguro a tutti un buon 2012, come sempre, all'insegna del cinema!
 

Para