Star Wars: The Clone Wars: alla ricerca del figlio di Jabba The Hutt.

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-qformat:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0pt 5.4pt 0pt 5.4pt;
mso-para-margin:0pt;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:11.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-ascii-font-family:Calibri;
mso-ascii-theme-font:minor-latin;
mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;
mso-fareast-theme-font:minor-fareast;
mso-hansi-font-family:Calibri;
mso-hansi-theme-font:minor-latin;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;
mso-bidi-theme-font:minor-bidi;}

Star Wars: The Clone Wars è un film contradditorio fin da quando è stato annunciato.

Da una parte nasceva una certa attesa per una nuova opera di una delle saghe più importanti e profonde della storia del cinema; dall’altra si riscontrava però una certa insicurezza per un progetto che aveva alla base una storia che si posizionava a metà fra L’attacco dei cloni e La vendetta dei Sith, generando dubbi di un’operazione meramente commerciale e di una rischiosa inutilità.

Altra incertezza era certamente la natura dell’opera che è al 100% un film d’animazione.

Sentimenti di contrasto che, seppur per ragioni diverse, rimangono anche al termine della visione.

Innanzitutto c’è molto da discutere sulla scelta dell’animazione.

Iniziamo dicendo che il budget del film (8-9 milioni di dollari) non è certo quello dei lavori della Pixar o della Dreamworks e questo si nota fin da subito.

I problemi visivi del film sono certamente per i modelli dei personaggi, formati da tratti eccessivamente spigolosi e decisamente poco espressivi. Al contrario risultano molto affascinanti le figure non umane: i fondali, le sequenze di battaglia, i voli delle astronavi e, soprattutto, le “riprese aeree” sono supportate da un’animazione non eccelsa ma convincente e da una regia (di Dave Filoni) tutt’altro che da sottovalutare.

Anche a livello narrativo (forse quello più importante per questo progetto) si hanno reazioni contrastanti.

Da una parte la trama, con Anakin e Obi Wan-Kenobi che devono salvare il figlio (bellissimo) di Jabba The Hutt rapito dal conte Dooku per portare a termine un malefico piano, non è certamente qualcosa di nuovo o di interessante in sè stessa; dall’altra però, durante la visione (forse i dubbi vengono maggiormente a luci accese della sala), la si segue con vivissimo interesse e con partecipazione grazie soprattutto ad un ritmo davvero vertiginoso che fa volare via l’ora e mezza della visione con un battito di ciglia. Questo è proprio il merito maggiore del film.

Nel complesso quindi un’opera che certamente aggiunge poco alla saga, fatta perlopiù per scopi commerciali rivolti soprattutto ai più piccoli; ma che allo stesso tempo ci riproietta (con forza) in quel mondo cosparso di quei personaggi che abbiamo amato (e amiamo) così tanto, ai quali si aggiunge il riuscito personaggio di Ashoka, la giovane padawan di Anakin.

Forse se ne poteva fare a meno (però non è inutile affatto), ma vederlo è stato comunque un piacere e qui non incolperemo certo quel genio di George Lucas per non sentirsela proprio di abbandonare definitivamente la sua immensa creatura.

 

 

 Chimy

 

Voto Chimy: 2,5

 

 

 

           

 

Come detto già da Chimy Star Wars: The Clone Wars è un film contrastante: un ritmo davvero impressionante ma alcune scelte discutibili. L’animazione è “scattosa”, da filmato d’intermezzo di un videogioco, e la caratterizzazione dei personaggi, e la realizzazione degli stessi, è sbilanciata e differente da uno all’altro: il modello di Anakin è il meno curato, quello di Ashoka, al di là del character design da manga, è invece il più curato nell’animazione, soprattutto per quanto riguarda il copricapo; anche il conte Doku sembra tratteggiato in maniera differente dagli altri, con un look più “pastellato”.

L’operazione è certamente fatta per permettere ai genitori ormai trenta quarantenni di portarsi al cinema i figli più piccoli, che non si devono nemmeno leggere la classica spiegazione scritta che scorre sullo schermo, dato che qui è raccontata con spezzoni creati per l’occasione ma trattati come se fossero stati presi da un precedente film realizzato nella stessa maniera.

Altro particolare da sottolineare è come l’utilizzo dell’animazione abbia spinto il regista a fare uso di alcune azioni acrobatiche tipiche da cartoon, cosa che evince come l’animazione, una volta scelta come mezzo, costringa o spinga ad utilizzarla senza nessun tipo di costrizione “fisica”, finendo per adottare alcuni cliché.

In ogni caso, come già detto da Chimy, il film funziona come intrattenimento come pochi altri, da una parte per il ritmo davvero sorprendente, e dall’altra perché, in fondo, al mondo di Star Wars si vuole sempre un gran bene.

 

Para

Voto Para: 2,5 / 4