Animazione e Natale: A Christmas Carol e La principessa e il ranocchio.

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Il 2009 si è concluso con, tra gli altri grandi film, anche quattro grandi film d’animazione: Up, Coraline e la porta magica, Ponyo sulla scogliera e Valzer con Bashir. Quattro diversi esempi di differenti tecniche d’animazione e quattro esempi di differenti intenti e messaggi.

Ma anche nell’ultima settimana del 2009 nelle nostre sale sono approdati due film d’animazione, forse non così riusciti come i quattro sopra citati, ma ugualmente importanti; due film d’animazione che, come da tradizione, hanno arricchito la programmazione natalizia.

Questi film sono, chiaramente, La principessa e il ranocchio e A Christmas Carol, due film diversi tra loro e due film diversi anche dagli altri “grandi quattro”. Nella loro quasi contemporanea programmazione, infatti, sono due film che vanno in direzioni opposte ma con, forse, uguali propositi.

La principessa e il ranocchio, di Ron Clements (regista di La sirenetta ed Alladin), è il ritorno Disney all’animazione tradizionale; A Christmas Carol, di Robert Zemeckis, è il classico Canto di Natale di Dickens, riproposto con la tecnica della performance capture e dell’animazione in cgi unite alla visione stereoscopica.

Due realtà opposte, quindi: da una parte la ricerca d’innovazione narrativa all’interno dell’animazione tradizionale, dall’altra la classicità della narrazione all’interno dell’avanguardia tecnologica.

È interessante, dunque, osservare, specularmente, queste due pellicole.

Il film Disney mette subito in chiaro le cose: niente mondi fatati, fiabe o storie classiche: siamo a New Orleans negli anni Trenta e la protagonista è una povera ragazza di colore, la prima protagonista di colore della storia Disney. E il gioco narrativo è a inversione del classico: il bacio non trasforma il rospo in principe ma la principessa in un ranocchio.

Il film di Zemeckis, invece, propone la classica e celebre storia di Dickens, nella sua integrità. Non è, infatti, come spesso accade, una rivisitazione in chiave moderna o contaminata da generi, è bensì una riproposizione fedele, in ambienti e narrazione, del testo originale.

L’innovazione narrativa in La principessa e il ranocchio non tradisce l’essenza Disney: seppur la scelta di una protagonista di colore sembra un aggiornamento al passo coi tempi (ma comunque in ritardo), non c’è nessuna reale e volontaria rivalutazione razziale, la figura del nero è comunque stereotipata: poveri, vivono nei bassifondi, simpaticoni suonatori di jazz con umili sogni lavorativi. Ma Tiana, la protagonista, è condita da quel niggaz appeal da cantante r’n’b, e quindi godibile da parte di bambine e ragazzine. Ma questo non toglie che, a differenza di Tiana, leale, volonterosa e povera, la sua amica bianca, ricca e viziata, sia animata con una fluidità e un’espressività superiore ad ogni altro personaggio, rendendola sullo schermo decisamente più appetibile. Quindi, se all’apparenza il film sembra progressista, nella sostanza il conservatorismo Disney non viene meno. Ciò non toglie, però, che la freschezza di personaggi ed ambientazione, siano effettivamente un positivo arricchimento, e che La principessa e il ranocchio, nella sua classica struttura Disney, contenente tra l’altro rimandi e citazioni ad altri vecchi classici Disney, sia comunque un piacevole e meritevole ritorno di una tradizione di cui si sentiva la mancanza.

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A Christmas Carol, invece, adotta un impianto narrativo tra i più abusati e conosciuti, ma riproponendolo con una rinnovazione tecnologica capace di catturare lo spettatore. Zemeckis dimostra che una storia, per quanto sia vista e rivista, se portata sullo schermo con scelte corrette, può risultare comunque godibile. È il famoso "come," che importa, non il "cosa". E il "come" di Zemeckis è la performance capture, l’animazione cgi e la visione stereoscopica, una combinazione tra le massime innovazioni tecnologiche per il cinema degli ultimi anni. Se la performance capture dona una ricchezza di tratti e particolari ai volti degli attori, e l’ambientazione tridimensionale è vicina al fotorealismo, ciò che aumenta la forza espressiva del film è la visione 3d. Il dinamismo visivo dei voli e degli inseguimenti di Scrooge insieme ai fantasmi del Natale, ha funzione di trasporto, con apice il piano sequenza di dieci minuti che coincide con il viaggio del protagonista insieme al fantasma del Natale passato. In questo frangente, le possibilità dell’animazione permettono di realizzare una continuità tra spazi e luoghi, con deformazioni spaziali che vanno in profondità, e con sequenze di volo dove il senso di velocità è trasmesso grazie all’apporto della visione 3d.

A Christmas Carol, mentre racconta una storia già nota a tutti, sperimenta nuove possibilità tecnologiche, con esisti ancora non da altri raggiunti, e propone ai più giovani, nello stesso tempo, una storia a loro forse nuova, ma che vedranno raccontata fedelmente e in maniera tecnologicamente e espressivamente attuale.

La principessa e il ranocchio, e A Christmas Carol, quindi, sono due film riusciti, utili ed importanti, che anche nella tradizione del Natale, ma in due modi differenti, hanno dimostrato la possibilità e la forza nascosta nella doverosa ricerca del rinnovamento.

 

Para


Voto Para La principessa e il ranocchio: 3/4

Voto Para A Christmas Carol: 3/4