Dennis Hopper: not with a bang but a whimper

Dennis-Hopper
Nel suo primo grande film da regista, Easy Rider, Dennis Hopper, anche attore, moriva con un colpo di fucile, l'interruzione di un viaggio, fisico, lisergico, simbolico e morale, ma l'inizio di una carriera, di una stagione e forse di un nuovo cinema, di una nuova (new) epoca (hollywood).
Nella sua ultima grande interpretazione da attore, in Velluto Blu di David Lynch, Dennis Hopper è Frank Booth, personaggio allegorico della follia e della zona d'ombra della borghesia statunitense. Muore con un colpo di pistola ma la sua è una morte senza significato, perchè il nero resta comunque dentro e dietro la società.
In mezzo, tra il 1969 e il 1986, nell'opera totale di Francis Ford Coppola, Apocalypse Now, Dennis Hopper è un fool shakespeariano pazzo, visionario e geniale, che alla parola senza controllo unisce l'occhio assassino di una macchian fotografica, in un mondo che è morte, vita e assenza di tempo.
Sono tre fasi, tre momenti in cui Dennis Hopper era parte attiva di un cambiamento, di un qualcosa di fondamentale che ha modificato e riscritto il percorso del Cinema e della sua storia.
Avremmo voluto che, anche a 74 anni, ti fosse data la possibilità di far parte di un altro ipotetico quarto momento.
Ma te ne sei andato, non con un colpo, ma in silenzio, con un lamento.
Addio, Dennis Hopper.

This is the way the world ends
This is the way the world ends
This is the way the world ends
Not with a bang but a whimper

from The Hollow Men – Thomas Eliot

Addio a Eric Rohmer, maestro della nouvelle vague

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È morto stamattina all’età di 89 anni Eric Rohmer, uno dei più grandi registi della storia del cinema francese.

Aveva iniziato la sua carriera come critico e teorico cinematografico (attività che ha sempre portato avanti con successo) scrivendo soprattutto sui cahiers du cinéma, rivista-chioccia della nouvelle vague che stava nascendo in Francia alla fine degli anni ’50 e della quale fu caporedattore dal 1957 al 1963.

Il suo primo lungometraggio fu lo sfortunato “Il segno del leone” del 1959, che trovo però una distribuzione soltanto tre anni più tardi.

Maggiore fortuna Rohmer la trova negli anni ’60, iniziando a realizzare un ciclo di sei film che verranno definiti “i racconti morali”. In queste opere, tra le quali particolarmente rilevanti sono “La collezionista” del 1966 e “La mia notte con Maud” del 1969, si inizia già a delineare lo stile che caratterizzerà l’intera carriera del cineasta francese, sviluppato su una vera e propria etica cinematografica spogliata da ogni forma possibile di spettacolarità.

Il confronto con le altre arti è sempre stata un’altra delle fondamenta del cinema di Rohmer; come dimostrano alcuni suoi film degli anni ’70 come il pittorico “La marchesa Von…” del 1976 il teatrale “Perceval” del 1978.

Nel corso degli anni ’80 realizza il suo secondo ciclo di film, intitolato “Commedie e proverbi”, che si aprirà con “La moglie dell’aviatore” del 1981: un perfetto esempio di cinema dove la colonna sonora è fatta unicamente di suoni d’ambiente registrati in presa diretta. Del 1986 è un altro dei suoi risultati più celebri e indimenticabili: “Il raggio verde” che vince un meritato Leone d’Oro alla Mostra di Venezia.

L’ultimo grande ciclo saranno i “racconti delle quattro stagioni”, che vanno dal “Racconto di primavera” del 1990 al “Racconto d’autunno” del 1998.

Nel 2001 Rohmer riceverà un altro grande riconoscimento dalla Mostra di Venezia: il Leone d’oro alla carriera, che gli viene dato nello stesso anno in cui presentava in laguna il suo terzultimo lungometraggio “La nobildonna e il duca”.

Dopo “Triple Agent” del 2004, nel 2007 realizza “Gli amori di Astrea e Celadon”, che sarà nuovamente in concorso alla Mostra di Venezia, anche se le difficili condizioni di salute del regista non gli avevano permesso di essere presente di persona a introdurre il suo ultimo film, nella città e nel festival che gli avevano tributato i più alti riconoscimenti della sua carriera.

 

 

Consiglio di CINEROOM: oltre ai suoi film, per chi non l’ha ancora fatto recuperate (almeno) il suo saggio fondamentale "La celluloide e il marmo" presente in Giovanna Grignaffini (a cura di), Il cinema secondo la nouvelle vague, Temi Editrice.

Un saluto a David Carradine…

E alla fine l’hai ricevuto davvero un Five Point Palm Exploding Heart Attack…
Te lo sei tirato da solo, con una corda in un albergo di Bangkok…
Ma noi ti ricorderemo comunque e sempre come lo spaccone col Kung Fu e le spade di Hattori Hanzo…

Buon allenamento lassù, David, Pai Mei ti aspetta…

Addio spaccone…

Erano mesi che sapevamo che questo momento sarebbe purtroppo arrivato molto presto; ma di fronte alla morte non si è davvero mai preparati e questa ne è l’ennesima dimostrazione.
Si è spento poche ora fa un grandissimo attore della storia del cinema americano: Paul Newman che chi ama il cinema non può dimenticare.
Paul Newman è un attore che non viene immediatamente in mente se si pensa ai grandi di Hollywood; ma se ci fermiamo a riflettere (come abbiamo fatto poco fa io e Stefano ) qualche minuto circa il numero esorbitante di opere importantissime in cui ha lavorato si rimane esterrefatti, annegati in un oceano di film imprescindibili.
Il suo primo grande successo è anche uno dei film più belli di tutta la sua carriera: Lassù qualcuno mi ama, meravigliosa opera del 1956, diretta dal grande Robert Wise.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60 sono numerosissime le sue apparizioni in film importantissimi, che ne consolidano la grandezza e il successo: da La gatta sul tetto che scotta a Lo spaccone; da Furia selvaggia di Arthur Penn a Exodus di Otto Preminger. Questi ultimi non sono certo gli unici grandi registi che hanno volutoi Newman nei loro film. Nel 1966, Paul arriva niente di meno che alla corte del Genio Hitch, che lo vuole per interpretare il protagonista del notevolissimo Il sipario strappato.
Nel decennio successivo Newman lavorerà ancora (tra gli altri) per Altman, in Buffalo Bill e gli indiani, e per John Huston, L’uomo dai sette capestri.
Prima di questi sarà però il 1969 l’anno in cui ci regalerà un’altra interpretazione enorme nello splendido Butch Cassidy di G.R.Hill, recitando al fianco dell’amico di una vita Robert Redford; una squadra che ritornerà nel 1973 per il grandissimo successo de La stangata.
Come ultima vorremmo citare quella che cronologicamente è l’ultima prova di Paul Newman, in Era mio padre del 2003. In questo film, all’età di 77 anni, Newman ci regala un’interpretazione di un’intensità rarissima e i suoi celebri occhi azzurri riescono ancora a commuoverci come un tempo: emozioni che solo i più grandi riescono a trasmettere, a tutte le età, a noi spettatori…

Addio Dino…

Oggi ci ha lasciato uno dei grandi maestri del cinema italiano.
Da molti, stupidamente poco considerato perchè "regista di commedia"; Dino Risi è stato uno dei più importanti analisti novecenteschi della società italiana, dei suoi cambiamenti e dei personaggi nostrani che hanno attraversato questo secolo.
Inizia ad avere successo negli anni ’50, ma è nei due decenni successivi che il suo nome si consolida come uno dei massimi registi del panorama italiano.
Sarebbero troppi i film di Risi che ci piacerebbe citare. Ne scegliamo allora soltanto uno: "Il sorpasso", un capolavoro senza tempo che non può mancare nelle classifiche dei più grandi film della storia del cinema.
Addio Dino, ora potrai incontrare di nuovo Gassman, Tognazzi e tutti i tuoi attori che tanto amavi…

Addio a Charlton Heston: l'ultima leggenda..

Oggi si è spento una delle ultime leggende di Hollywood: il grandioso Charlton Heston, attore che chiunque ama il cinema non può non conoscere.
Forse, chi è interessato ad altro e non all’arte, lo può ricordare per le sue recenti attività legate, per capirci, all’apparizione in "Bolwling for Columbine"; in realtà se si andasse un pò più in profondità sulla conoscenza delle persone che abitano questo mondo, si andrebbe a scoprire che negli anni ’60 Heston è stato uno degli attori più attivi nel sostenere i diritti civili, che marciava vicino all’amico Martin Luther King e si batteva contro il maccartismo.
Queste sue convinzioni Heston le metteva in atto anche nel suo lavoro, nel cinema, che poi è quello che qui davvero ci interessa.
Per poter fare il cinema che amava (lo stesso che amano i grandi cinefili), cioè il Cinema con la C maiuscola, pagò spesso di tasca propria.
Sarà lui a voler far tornare Orson Welles a Hollywood per fargli girare un film memorabile come "L’infernale Quinlan", in cui il Nostro riesce nell’impossibile compito di tenere testa, nella recitazione, al regista di "Quarto potere".
Nel 1965 si accorse (forse per primo) del grande talento di Sam Peckinpah e per convincerlo a girare altre scene per "Sierra Charriba", decise di rinunciare al suo stipendio per il film.
L’immaginario comune, oltre che per questi film, se lo ricorda recitare in grandi ruoli storico/biblici: il Mosè dei "10 comandamenti" o il memorabile "Ben Hur".
Qui, però, lo vogliamo ricordare in un altro ruolo: quello nel capolavoro del 1968 "Il pianeta delle scimmie".
E, in particolare, nella assoluta e immensa scena finale (una delle migliori di sempre), dove, accorgendosi di non essersi mai allontanato da casa, la sua meraviglia, il suo dolore, il suo sgomento… sono anche quelli di noi spettatori.
Addio Charlton e grazie, con te se ne va una parte importante della storia del cinema….

Dio santo… no…..


Le parole sono vuote in questi momenti… rimane soltanto lo sgomento per una notizia che non  avremmo mai voluto ricevere. Heath Ledger se n’è andato… uno dei più grandi attori (come spesso dicevamo tra noi cinebloggers) del futuro del cinema americano ci ha lasciato.
Per ora non so davvero che altro dire…

Omaggio a Michelangelo Antonioni

michelangelo antonioniDopo le recensioni de "Il posto delle fragole" e de "Il settimo sigillo" per omaggiare Ingmar Bergman, ci sembrava doveroso fare altrettanto con Michelangelo Antonioni.
Il grande regista ferrarese ci ha lasciato lo scorso 30 luglio, a seguito di una lunga malattia che lo tormentava da diversi anni.
Nei prossimi giorni metteremo sul blog due recensioni di due importantissimi film di questo regista che ha rivoluzionato il cinema italiano con i suoi paesaggi e i suoi "silenzi".
Quanto vorremmo che anche oggi, nell’omogenea fauna di registi nostrani, ci fosse un autore come lui, unico e diverso da tutti.

Michelangelo Antonioni: Ferrara 29 settembre, 1912 – Roma 30 luglio 2007

Uno dei più grandi di sempre…

Ingmar_bergman
Addio Ingmar, ora che anche per te il settimo sigillo è stato aperto, puoi tornare a giocare con Fanny e Alexander nel posto delle fragole…

E’ passata già una settimana da quando Ingmar Bergman ci ha lasciati, ma ancora il mondo del cinema non sembra aver assorbito il colpo.
Abbiamo deciso che per omaggiare questo maestro assoluto di quest’arte meravigliosa che in così tanti amiamo, gli dedicheremo i prossimi giorni del blog, con due recensioni di due suoi indimenticabili film.

Ingmar Bergman: Uppsala, 14 luglio 1918 – Faro, 30 luglio 2007.

Uno dei più grandi di sempre…

Un saluto a Michelangelo Antonioni…

antonioniDopo Bergman anche un altro grande del cinema ci ha lasciati. Michelangelo Antonioni, uno dei più famosi registi italiani nel mondo, è morto ieri sera alla veneranda età di 94 anni.
Dal suo esordio con "Cronaca di Un Amore" nel 1950 sono molti i film che lo hanno consacrato come un grande maestro: "L’Avventura", "Blow Up", "Zabriskie Point" e  "Professione Reporter", giusto per citare i più famosi.
Quest’oggi su La7 verranno trasmessi alle 14.00 "Cronaca di Un Amore" e alle 23.30 "Professione Reporter", un’occasione per vedere, o rivedere, due film del nostro caro e vecchio Antonioni.

Buona permanenza lassù, Michelangelo Antonioni.