"Il petroliere": larger than life.

Il petroliere” è un’opera grandiosa, monumentale, larger than life. Un’opera per la quale non basta una semplice visione (il sottoscritto è a quota due e non è detto che non ce ne sia un’altra a breve), perchè dopo la “prima volta” lascia imbambolati, spiazzati, affascinati; ma solo dopo la seconda (parlo sempre per me) se ne riesce a cogliere interamente la grandezza e i tanti riferimenti che ne costituiscono la base.
Il film (da sottolineare l’incredibile assenza di personaggi femminili…) è una chiara metafora (ma di questo se ne occupa il mio eccellente compare) politica e religiosa, con un Daniel Plainview novello Anticristo che si serve di un (falso) profeta per raccogliere fedeli che vedono in lui il Messia che gli può portare la salvezza.
“Il petroliere” è però anche (e forse soprattutto) grande CINEMA nel senso più pieno del termine.
Chi non ha provato i brividi per la perfezione del montaggio, della fotografia e (naturalmente) della regia in diverse sequenze? Tra queste spicca la straordinaria scena dell’incendio che sembra dividere nettamente il film in due parti.
La base filmica e narrativa si collega naturalmente alla storia americana, sia letteraria  (“Moby Dick”) che cinematografica (un chiaro esempio è John Huston).
E’ molto interessante notare che il regista de “Il tesoro della Sierra Madre” abbia trasposto per il grande schermo, nel 1956, proprio il celebre romanzo di Herman Melville, il cui protagonista ha più di un collegamento con quello de “Il petroliere”.
Come per il capitano Achab, quella di Plainview è una sfida costante alla natura: per loro è più importante il successo di aver compiuto la loro personale Impresa, piuttosto che il semplice guadagno. In entrambi la smania di raggiungere il proprio sogno porterà ad un delirio di onnipotenza che si esplica nelle relative conclusioni.
I riferimenti cinematografici maggiori si collegano però al cinema muto e, in questo senso, mi permetto di fare una piccola interpretazione. Perchè (tralasciando la primissima parte) le date del film sono 1911 e 1927?
Seguendo una strada interamente storico/cinematografica, si può notare come il 1911 sia considerato da molti (per non dire da tutti) la data con la quale si iniziano a porre le basi per le convenzioni del cinema muto (che diverrà poi classico), mentre il 1927 è naturalmente l’anno che determina l’inizio del sonoro e la fine del muto. In questo senso si potrebbero spiegare i tantissimi riferimenti (citazioni e non) de “Il petroliere” a quel cinema che certo Anderson non ha dimenticato.
Come in quasi tutta la filmografia di questo geniale regista, anche ne “Il petroliere” c’è un mescolamento di generi diversi; come lo stesso Anderson ha giustamente dichiarato questa sua ultima opera è un «horror travestito da film western». Palese collegamento con uno dei registi simbolo del muto: Eric von Stroheim, il cui “Rapacità” sembra riecheggiare più volte all’interno della pellicola.
Un altro fondamentale riferimento (oltre a diversi registi americani) è F.W.Murnau, omaggiato da P.T.Anderson con un’esplicita citazione al capolavoro “Nosferatu”: Daniel Plainview, novello conte Orlok, si incurva e si “storta” sulla scala, prima di succhiare (metaforicamente) il sangue della sua inerme vittima.
Come in moltissime opere del muto, inoltre, “Il petroliere” ha un pregio davvero molto raro: riesce a suscitare reazioni emozionali-istintive e, allo stesso tempo, reazioni profondamente cerebrali. Fa rabbrividire durante la visione e fa ragionare al termine di essa: elemento da non sottovalutare.
Ottimo davvero il lavoro di tutta la troupe, dal montatore allo scenografo, ma una menzione speciale va ad una delle più belle colonne sonore degli ultimi anni, composta da quel genio di Johnny Greenwood, che accompagna la danza macabra che Anderson mette in scena.
Daniel Day Lewis è spettacolare, intenso come mai, entra direttamente nel personaggio con tutto sè stesso (quando firma Daniel e temporeggia prima di scrivere il cognome, chi non ha pensato per un secondo che le parole successive fossero Day Lewis e non Plainview?) e fa letteralmente paura quando si rivolge ad un frastornato Paul Dano, che ne rimane vittima (anche attoriale) per tutta la durata del film. Molto diverso è il rapporto tra il protagonista e suo “figlio”: il regista, da sempre maestro nel raccontare magnifiche relazioni umane, anche in questo caso tratteggia un rapporto bellissimo e sorprendente, tra i più incisivi visti negli ultimi anni.
Naturalmente le ultime parole della recensione sono per Paul Thomas Anderson: questo straordinario autore (per il quale provo un particolare affetto) che non ha mai sbagliato un film, e che si può considerare tranquillamente il più importante regista mondiale che non ha ancora compiuto 40 anni.
Ultimo figlio di quella categoria di registi, di cui fanno parte Andrej Tarkovskij, Stanley Kubrick e Alain Resnais, che girano film alla maniera di un architetto che costruisce uno straordinario monumento.
Paul Thomas Anderson, come diceva il nume tutelare del nostro blog, concepisce magnificamente (e forse in questo senso è davvero l’ultimo) il Cinema come l’arte di scolpire il tempo.


Chimy
Voto Chimy: 3,5/4

Quando un film è imponente ed importante parlarne diventa piacevole calvario, indi per cui, a favore di una maggiore facilità espositiva per me, e fruitiva per voi, ecco nuovamente la suddivisione in paragrafi titolati.
Come annunciato proverò a proporvi la mia personale analisi di questo immenso film. Metto le mani avanti pregandovi di capire che un eventuale semplicismo nell’esporre concetti su cui si fondano interi libri è motivato dal fatto che questo resta pur sempre un post relativo ad un film. E nonostante questo è lungo e noioso, siete avvisati.

 

Capitalismo
Max Weber sostiene che il capitalismo sia un processo di razionalizzazione economica. Fin qui, nulla di strano. Weber sostiene anche la presenza di una componente extrastrutturale che definisce “lo spirito del capitalismo”: una mentalità che affonda le radici nell’etica della religione protestante. Per Weber, culture occidentali e culture orientali sono progredite economicamente in maniera differente a causa delle differenti religioni. L’etica protestante, in particolare, ha per fondamento il ringraziare Dio per ciò che si è ottenuto (piuttosto che pregare Dio per ottenere qualcosa), e il successo economico (ciò che si ottenuto) è una sorta di indicatore della grazia divina. La professione diventa vocazione. (In tedesco la parola beruf significa sia vocazione che lavoro).
Per Weber le basi del capitalismo, o meglio, della società in cui può svilupparsi al meglio il capitalismo, si trovano nelle comunità protestanti. Per Weber il capitalismo nasce da idee, non (solo) da particolari condizioni storiche ed economiche (concezione marxista). Col passare del tempo, l’idea di profitto come indicatore di grazie divina, si svuota della componente etica e religiosa, mantenendo prioritario il solo concetto di profitto. Weber non individua in questo termine solo l’accumulo di denaro (tutti gli uomini lo desiderano), in quanto il capitalista perde interesse per il mero denaro ma lo acquista a dismisura per il denaro frutto della propria capacità di competere e di vincere con i concorrenti. Il capitalista cerca un’ascesa nel (suo e solo suo) regno dei cieli.
David Plainview ed Ely sono l’incarnazione del capitalismo. Entrambi sono privi di credenze religiose. Ely sfrutta l’aridità d’animo delle persone come Plainview sfrutta l’aridità della terra. Scavando nell’aridità si può trovare arricchimento.
Entrambi sono però chiaramente figli dell’etica protestante. Entrambi la sfruttano per raggiungere i propri scopi. Se Ely lo fa più palesemente (l’evangelismo è branchia del protestantesimo), Plainview si concentra sul potere di quei semplici ma potenti valori (la famiglia) e i beni materiali alla comunità («pioverà oro sulle teste dei tuoi fedeli») cari all’etica protestante.
Precisazione necessaria: Ely prospera e sfrutta le condizioni poste dall’arrivo di Plainview, che lo individua dunque come concorrente del suo potere e come parassita dei suoi meriti.

 

Il potere del sacro
Secondo José Ortega il comando è il prevalere di un’opinione, di uno spirito. Il comando è dunque potere spirituale. Ogni tipo di comando primitivo ha un carattere sacro, in quanto si fonda sulla religione e la religione è la prima forma sotto cui si manifesta ciò che diventerà spirito, idea, opinione. Gli uomini, non avendo opinioni, necessitano che qualcuno la imponga loro dall’esterno. Lo spirito vuole il potere, lo ottiene e lo esercita.
Plainview e Ely sono due spiriti in concorrenza. Comandano perché assegnano uno scopo ai loro seguaci, il primo assegnandogli posti di lavoro, il secondo ipnotizzandoli dinnanzi alla grandezza del signore. Plainview ed Ely impersonano un camouflage storico (di cui parla Ortega) , cioè una realtà sostanziale nascosta da una realtà apparente.
Plainview ed Ely sono due facce della stessa medaglia, sono gli addendi del grande camouflage rappresentato dagli USA. L’America è un popolo primitivo camuffato dalla propria superiorità tecnica. L’essenza primitiva, istintiva e irrazionale di Plainview ed Ely è nascosta dalla loro apparente superiorità “tecnica” (trovano e producono).

 

Eredità
H. W., il (non) figlio di Daniel Plainview, è la dimostrazione di come il capitalista metta la mondo figli storpi, o resi storpi dai propri errori, che non imparano la lezione dai padri, ma imparano la lezione dei padri. H.W., figlio storpio, vuole diventare petroliere, e nel momento in cui il padre ha davanti agli occhi un possibile concorrente il suo desiderio è sconfiggerlo prima che entri in campo.

 

Razionale vs Irrazionale
La sequenza finale, avviene in una taverna di kubrickiana memoria. E’ un luogo di totale razionalità e simmetria in cui verrà messa in scena la perdita della razionalità. La razionalizzazione economica capitalista è generatrice di eventi irrazionali.
“Il petroliere”, in fondo, è un’inattaccabile castello di compostezza tecnica e narrativa minato (o premiato) nella sua essenza dall’imprevedibile ed emotiva irrazionalità degli eventi. E’ il razionale che genere irrazionale. Come in Kubrick è dentro la perfezione e la simmetria che si nasconde la follia.

 

I riferimenti biblici
Nel film si possono trovare alcuni riferimenti biblici, che appaino però isolati e chiusi. Non credo si trovi una profonda, completa e congruente allegoria biblica.
Il primo è un possibile riferimento tra la torre di Babele e l’impianto petrolifero. Ely lo definisce pozzo, Plainview lo corregge in malo modo più volte specificando che si tratta di una torre. Il primo usa quindi un termine che richiama la provenienza del petrolio; il secondo, forse, sottolinea la parola torre, oltre perché è obiettivamente una torre di legno, anche per identificarla come un possibile innalzamento verso il dio (denaro).
P.S.: la sequenza del battesimo non ha fondamenti religiosi in quanto lo stesso battesimo effettuato da Ely non è mosso dalla fede. E’ perpetuarsi dell’apparenza e momento di prevaricazione sul suo concorrente.

 

Caino e Abele
Nel film ci sono due coppie di fratelli: Paul ed Ely; Plainview e il suo (falso) fratello.
Ely e Plainview appaiono gli Abele della situazione, per poi dichiarasi Caino. Oppure, rifacendoci ad alcune interpretazioni bibliche, restano Abele, in quanto è lui il fratello crudele.
Paul è il (forse) gemello vendicativo che cerca di strappare la ricca terra degli ingrati familiari, mentre Ely è il fratello buono timorato di Dio. Come ben sappiamo in realtà Ely è falso, crudele ed ambizioso, mentre Paul sincero e modesto.
Il fratello di Planview è un bugiardo ma, in fondo, appare docile ed innocuo. Plainview, sentendosi tradito, prevarica la negatività dell’uomo (ha mentito), uccidendolo. Plainview agisce in questo modo in quanto tradito. Uomo solo e senza legami familiari di sangue, credeva di aver trovato la vitalità mai avuta, la somiglianza, l’appartenenza ad un certo sangue. Il tradimento verso la sua fiducia è imperdonabile.
La verità è che non voleva ammettere di aver provato affetto per qualcuno, tantomeno per un estraneo.

 

Apocalisse di Giovanni
Un riferimento parziale e discordante di un episodio dell’Apocalissi può essere letto nel film.
Nell’apocalisse si parla dell’arrivo della bestia del mare e della bestia della terra. La prima ha il compito di proferire parole d’orgoglio e bestemmie, fino a che l’adorino tutti gli abitanti della terra. Questa figura è Ely.
La bestia della terra è Plainview. E’ lui che sfrutta la terra, ricavandone il petrolio, petrolio che diventa il marchio senza il quale nessuno può vendere e comprare. Il petrolio è indispensabile nell’economia della nostra società.

 

Conclusione
"Il petroliere" è la messa in scena della genesi della società statunitense, e il più grande riferimento biblico è nascosto proprio in questo.
Anderson racconta la nascita di Babilonia, e Babilonia, come è scritto, verrà rasa al suolo.
Scorrerà il sangue è una profezia.


Para
Voto Para: 3,5/4