La bocca del lupo di Pietro Marcello
Per la prima volta nella storia del Torino Film Festival, il vincitore è un film italiano: una "responsabilità" che è toccata a "La bocca del lupo" di Pietro Marcello.
A metà fra documentario e finzione, fra favola e realtà, il giovane regista italiano racconta la storia d’amore fra Enzo, sessantenne appena uscito di prigione, e il transessuale Mary, sua compagna di una vita intera.
Anche se in alcuni momenti appare eccessivamente "costruita", la relazione fra i due è trattata dal regista con garbo e delicatezza.
Facendo tornare alla mente celebri versi di De André, Marcello li segue nei vicoli poveri del porto di Genova dove gli esseri umani <<se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo>>.
Un’ora e mezza dove Young è costantemente sul palco, al centro della scena, nel corso di vari concerti.
Visto che non uscirà nelle sale, chi è fan del cantautore non si dimentichi di ordinare, appena possibile, il dvd.
In "Pontypool", sembra una giornata come un’altra per lo speaker radiofonico Grant Mazzy quando riceve la notizia che gli abitanti della vicina cittadina di Pontypool sembrano vittime di una follia collettiva che li porta a uccidersi l’uno contro l’altro...
Da quando si spiega la causa (assurda come mai) della diffusione di questo morbo, il film procede totalmente fuori controllo. Fino (e oltre) ai titoli di coda.
Ricorda molto il primo Cassavetes grazie a un bianco e nero sgranato e a un montaggio che segue ritmi tipicamente musicali.
Forse la vera, grande, sorpresa del Festival, "The Shock Doctrine" si situa immediatamente sotto "Tetro" fra le visione torinesi più importanti.
"The Shock Doctrine" prende spunto dal libro omonimo della giornalista canadese Naomi Klein scritto nel 2007, in cui vengono illustrate le teorie di Milton Friedman, Nobel per l’economia nel 1976, dalle quali nascerebbe quella "dottrina dello shock" che è il soggetto stesso della pellicola.
Friedman è stato definito l’anti-Keynes per il suo rifiuto nei confronti di qualsiasi intervento dello Stato nell’economia nazionale, a favore invece di un libero mercato assoluto e di una riforma di privatizzazione su (praticamente) ogni settore della società.
Secondo la Klein la teoria Friedman ha generato abusi di potere (e dittature) al posto di democrazie e l’applicazione del pensiero dell’economista fu possibile in vari stati e governi a seguito di shock nazionali, dovuti a guerre o colpi di stato.
Winterbottom si sofferma sul Cile e sulla dittatura di Pinochet, per poi passare all’Argentina di Videla e alla politica della Thatcher nel Regno Unito, fino ad arrivare alla disgregazione dell’Unione Sovietica e al post-11 settembre con le invasioni americane in Iraq e Afghanistan.
Il film denuncia, infine, tramite la voce stessa di Naomi Klein durante una conferenza all’Università di Chicago, come le teorie iniziate da Friedman siano alla base dei recenti effetti del capitalismo e dell’attuale crisi economica globale.
Un film shock che ci auguriamo riesca a trovare posto, presto, nelle nostre sale.
Chimy