"Persepolis": l'Iran dello Scià o l'Iran dell'Ayatollah? L'Iran degli iraniani!

Persepolis” è la trasposizione animata dell’omonimo fumetto di Marjane Satrapi, nel quale l’autrice racconta la propria vita. La vita di Marjane Satrapi ha dunque tre anime: quella della propria memoria, quella della carta e quella della pellicola. Tra queste ultime due il punto di contatto è la narrazione degli eventi e la loro rappresentazione, in quanto l’unica differenza è nel fornire al fruitore i movimenti che tra le vignette di un fumetto vengono ovviamente omessi. Da vedere è, però, il punto di contatto tra la verità e le sue conseguenti novellizzazioni. “Persepolis” è un prodotto pensato dalla stessa autrice esclusivamente per il pubblico occidentale. Il primo fumetto “iraniano” (l’editore è francese) della storia e gli iraniani non lo leggeranno mai e se lo facessero lo riterrebbero ridicolo. Stessa cosa vale per il film. Comunque, l’obiettivo della Satrapi è stato sicuramente raggiunto: mostrare un paese, l’Iran, come una culla di problematiche sociali e politiche, in cui un popolo, gli iraniani, queste problematiche non le hanno tanto create ma più che altro le hanno viste cadergli addosso. In sostanza la Satrapi ha voluto mostrarci i problemi di un popolo e di una società come se, in un certo verso, fossero accaduti ad un qualsiasi europeo. E in questo caso non si può negarle di esserci riuscita alla perfezione. Una piccola riserva la tengo, visto che non credo che tutto l’Iran sia popolato da alto borghesi di sinistra come i Satrapi. Ma questo è un altro discorso, il film è autobiografico e la Satrapi è un alto borghese di sinistra. Purtroppo nel film sembra che tutto l’Iran sia popolato da alto borghesi di sinistra, ma siamo tutti certi che non è così. In un certo senso, però, la famiglia Satrapi rappresentava la culla di valori modernisti verso cui l’Iran dello Scià, molto lentamente, si stava spostando. Con la nascita della repubblica islamica l’Iran sprofonda nel vortice del fondamentalismo, della guerra e, soprattutto, della paura.
L’avventura europea di Marjane è, a livello cinematografico, forse troppo ricca di cliché e situazioni già viste, ma che non disturbano eccessivamente. Il pregio enorme del film è, ovviamente, la realizzazione: il design è sostanzialmente identico al fumetto. Il bianco e il nero quasi stilizzato è di rara efficacia, in quanto mostra solo ciò che è strettamente necessario. Il colore usato in poche occasioni, oltre ad indicare il tempo presente, sottolinea all’inverso la solitudine e la malinconia di Marjane. Il bianco e nero è, oltre al ricordo, la rappresentazione dell’uguaglianza e della condivisione. I colori sono troppi e mostrano varietà; il bianco e il nero sono due e il grigio che li unisce è sufficientemente vario per creare senza distanziare. L’animazione e il disegno hanno come limite solo la fantasia del creatore e risultano quindi ovviamente efficaci nel portare sullo schermo i momenti onirici e surreali voluti dall’autrice. Di particolare importanza alcune sequenze che richiamano direttamente la gloriosa tradizione ormai dimenticata delle silhouette animate, e moltissimi fondali realizzati con una tale varietà di sfumature del grigio da portare alla mente la tecnica dell’acquaforte.
“Persepolis” è il film di una donna che parla al mondo di un problema serio ma senza fare troppa leva sul suo essere donna, perché donne e uomini, in un regime fondamentalista sono, nell’essenza, ugualmente schiavi. E’ anche un film dove la potenza, la gloria e l’importanza delle proprie radici, del proprio popolo e della propria famiglia resistono alle guerre e al tempo, esattamente come il maestoso palazzo di Persepoli, testimone di un “Iran” che fu. Ed esattamente come “Persepolis” è il testimone dell’Iran che è. La carta e la pellicola, ancora una volta, si dimostrano potenti indicatori storici e umani.

Para
Voto Para: 3/4

Voto Chimy: 3/4