Un’ottima Mostra, l’edizione 2010, che questa sera giunge al termine. Ecco le mini-recensioni sugli altri film visti:
Post mortem di Pablo Larrain:
Film insopportabile che è riuscito a "fregare" buona parte della critica col pretesto di raccontare la vita del Cile, dopo la morte di Allende, tramite l’esistenza di un pover’uomo che di lavoro scrive i bollettini sui decessi in ospedale. Regia noiosa, pretestuosa e priva di qualunque valore artistico.
Silent Souls di Aleksandr Fedorchenko
A sorpresa è lui il film con le votazioni più alte nel famoso "daily" della Mostra. Film affascinante che racconta di un’antica tradizione mortuaria. Ha molti dei pregi (tanti) e dei difetti (pochi) della maggior parte del cinema russo: ottima fotografia, riflessioni di livello molto alto, accompagnate però da un ritmo molto lento.
The Ditch di Wang Bing
Film sorpresa del festival: finalmente il cinema cinese torna a coniugare una grande riflessione contenutistica a una forma di altissimo spessore. Opera struggente che regala i brividi più forti del concorso: da premiare.
I’m Still Here: The Lost Year of Joaquin Phoenix di Casey Affleck
Eccolo il film più importante del festival. Realtà o finzione? Doc o mockumentary? Il dubbio rimane. In futuro si scoprirà forse una risposta che però non conta così tanto. Casey Affleck si nasconde per lasciare spazio a Phoenix, alla sua follia e ai suoi sogni. Film che racconta con immagini "reali" ciò che tante volte è stato raccontato tramite la finzione. L’opera che rimarrà di questa Mostra 2010.
Promises Written in Water di Vincent Gallo
Film difficilmente valutabile dove Gallo prosegue la sua idea estrema di cinema senza scendere a compromessi (sia come regista che come attore). Girato per sè stesso, il film si disenteressa della reazione di pubblico e critico di fronte a un’opera tanto ostica quanto geniale. Odiato, amato, osannato, distrutto, Vincent Gallo è stato il personaggio del festival, sia per questo film che per il bellissimo corto The Agent, sia per la sua interpretazione da attore nel buonissimo film di Skolimowski. Personaggio unico, Gallo, che si presenta in sala non per i suoi film, ma soltanto per vedere I’m Still Here coperto per non farsi riconoscere. Grande, grandissimo.
Essential Killing di Jerzy Skolimowsky
Si legga sopra: w w Vincent Gallo! Film d’inseguimento con un attore in stato di grazia (Coppa Volpi: subito!), ben girato da Skolimowsky. Cresce alla distanza.
Venus noire di Abdel Kechiche
La grande delusione del festival. Film biografico, banalissimo, piatto e ridondante. Poteva durare un’ora in meno. Almeno.
The Town di Ben Affleck
Altra mezza delusione. Dopo l’ottima regia di Gone Baby Gone, Ben Affleck gira in maniera molto più convenzionale, probabilmente preoccupato di dover apparire anche davanti alla cinepresa. Qualche suo amico gli dica di smettere di recitare. Ci crediamo ancora in lui, ma soltanto come regista non interprete.
13 Assassins di Takashi Miike
Fra le cose migliori viste in concorso. Girato benissimo, grande illuminazione e gran ritmo. La seconda parte è un duello continuo. Potrebbe essere uno dei primi Miike ad arrivare in sala. L’amico Quentin lo premierà stasera?
Balada triste de trompeta di Alex de la Iglesia
Film folle che durante la visione alterna sensazioni di: interesse, fascino, disgusto, noia, eccitazione.
Prima parte politica, seconda parte odiosa, terza parte estremamente emozionante. Da vedere.
Cold Fish di Sion Sono
Meno pregno del solito di riflessioni sulla società giapponese di oggi, Sion Sono fa un film nuovamente estremo, spiazzante, ma che non convince del tutto.
La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo
Mi vergogno di essere nato e di vivere in un paese che dà dei soldi a Saverio Costanzo per fare del cinema. Fischi e buuuuu meritatissimi.