"Saturno Contro": omosessuali, amori infranti, lutti… il solito film di Ferzan Ozpetek?

In astrologia avere saturno contro comporta un periodo di forte introspezione, di riflessione sulla propria vita e sui propri rapporti sociali. Solitamente questa avversità astrologica provoca un periodo di stasi temporaneo che fa da base e slancio verso un cambiamento. Nel film un gruppo di amici, un “bel” mix di eterosessuali ed omosessuali, vivono come una specie di famiglia con le loro gioie ed i loro dolori. Proprio con un dolore dovranno fare i conti, e proprio a causa di questo avvenimento, che non vi svelo, avranno l’occasione di riflettere su sé stessi e sui loro rapporti. Il problema è che Ozpetek non ritiene sufficiente soffocare i personaggi con una tragedia, ma ci aggiunge un matrimonio in sfascio, un ragazza disillusa (Ambra Angiolini) con qualche lieve problema di droga , un padre restio all’omosessualità del figlio e altre varie problematiche che il cinema italiano non sembra poter fare a meno. Nel cinema italiano la vita non sembra mai abbastanza tragica.
Già da questo breve escursus si potrebbe affermare che questo film sia pessimo, ma per fortuna qualcosa di salvabile c’è. “Saturno Contro” alterna momenti di assoluta bassezza a momenti piuttosto pregevoli, presentandosi come un’altalena di speranza ed oblio per il cinema italiano. Sostanzialmente siamo di fronte al solito cinema di Ozpetek, fatto di tragedie, amicizia, amore volutamente sia eterosessuale che omosessuale, in modo da sottolineare come i sentimenti tra le due “classificazioni” siano medesimi. Già nel pessimo “Le Fate Ignoranti” il regista si è mostrato morbosamente attratto dal gruppo di amici etero e gay che vivono allegramente senza nessun problema, e in questo film nel medesimo gruppo di amici etero e gay ci scaraventa una serie di eventi tragici che hanno lo scopo di far maturare i protagonisti. Uno dei tanti problemi è proprio il meccanismo di maturazione, che si presenta come un vero e proprio surplus inutile. Per me il film poteva finire dopo un’ora e un quarto, tra l’altro un’ora e un quarto tutto sommato accettabile, con pochi momenti di bassezza (battute e recitazione) e con pochi errori di regia (campi e contro campi sbagliati, aria a destra al posto che a sinistra, ecc), due costanti del cinema di Ozpetek. La restante mezz’ora è la classica forzatura per giungere ad un finale speranzoso in cui si da allo spettatore la sensazione che tutto alla fine si è risolto per il meglio. Senza l’ultima mezz’ora si poteva seriamente essere di fronte ad un quasi buon film, che avrebbe comunque avuto un finale di speranza (ma un bel finale di speranza), che avrebbe però distrutto le aspettative dello spettatore medio, voglioso di una forzata conclusione.
Un finale aperto, ma veramente aperto, il cinema italiano di oggi sembra rifiutarlo a tutti i costi.
Un film che mi convinco a giudicare mediocre (ma leggermente pendente verso un giudizio più negativo), grazie anche ad una buona fotografia e ad una piacevole interpretazione di quasi tutti gli attori.
Ma si poteva fare di più. Come al solito.

Para
Voto Para: 2.5/4