Vi proponiamo la recensione di un film non molto famoso, anzi, quasi sconosciuto, che merita almeno un po’ di attenzione. “E Johnny Prese Il Fucile”, film del 1971, è l’esordio alla regia (a 65 anni) di Dalton Trumbo, uno dei più accreditati sceneggiatori di Hollywood. Questo film è tratto da un suo romanzo del 1939 e il regista ha voluto come consulente per la stesura di alcune parti della sceneggiatura niente meno che Luis Bunuel.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Joe si trova in un trincea a pochi passi dall’esplosione di una bomba. Il risultato? Joe perde entrambe le gambe, entrambe le braccia e perdendo praticamente la parte frontale del volto diventa muto, cieco, nonché sordo. Rimasto miracolosamente in vita i dottori e gli scienziati cercano di studiarlo per testare i nuovi mezzi medici atti a mantenere i pazienti in vita: flebo, tubi respiratori, ecc. Ciò che credono gli scienziati è che Joe sia un pezzo di carne in stato vegetativo, quando invece la sua attività celebrale è ancora perfettamente funzionante.
Il film si sviluppa su due piani che si alternano: uno, in bianco e nero, riguarda il presente e la “vita” ospedaliera di Joe; l’altro, a colori, i suoi sogni e i suoi ricordi. Nel primo nucleo narrativo è la voce fuori campo di Joe a parlarci, mentre cerca di capire cosa gli succede intorno. Ed è qui che Trumbo sviluppa una forte critica alla guerra, alla scienza medica che a volte si mostra disumana e all’incomunicabilità tra paziente e medici.
Sul piano dei ricordi scopriamo invece il passato di Joe,la sua infanzia, i timori della sua amata prima della partenza al fronte, i momenti in guerra prima dell’esplosione. Inoltre il regista inserisce nei dialoghi alcune riflessioni politiche. Nei suoi sogni invece, che a volte si mescolano ai ricordi, Trumbo crea un contesto surreale, inserendo una serie di simbolismi soprattutto religiosi.
Il film si presenta però nettamente migliore nella parte concreta, riuscendo a trasmettere efficacemente l’angoscia e la condizione terribile del protagonista, anche se a volte la pressante voce fuori campo risulta piuttosto “invadente”. Sul secondo piano narrativo a volte il ritmo cala leggermente, andando a minare il film nella sua complessità. Questo accade principalmente nei ricordi del passato di Joe, mentre i sogni sono lodevoli sia per ideazione che per realizzazione. Sono comunque difetti minimi in un’opera dal forte impatto e dalla forte originalità.
Un buon film dunque, che concretizza l’impegno e il talento di un uomo dalla vita non certo priva di problemi professionali. Iscritto al partito comunista Trumbo è stato infatti incarcerato durante la presidenza McCarthy e costretto a firmare le sue sceneggiature con pseudonimi per non incorrere nel sequestro del film. Per Trumbo “E Johnny Prese Il Fucile” è stato il progetto a lui più sentito, fin da quando il suo libro fu ritirato dal mercato poco dopo la sua uscita. I temi progressisti e anti bellici erano scomodi pochi giorni prima dell’entrata degli USA nel secondo conflitto mondiale.
Un’opera consigliata, piena di coraggio e passione, passione per il cinema e passione per la vita.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Joe si trova in un trincea a pochi passi dall’esplosione di una bomba. Il risultato? Joe perde entrambe le gambe, entrambe le braccia e perdendo praticamente la parte frontale del volto diventa muto, cieco, nonché sordo. Rimasto miracolosamente in vita i dottori e gli scienziati cercano di studiarlo per testare i nuovi mezzi medici atti a mantenere i pazienti in vita: flebo, tubi respiratori, ecc. Ciò che credono gli scienziati è che Joe sia un pezzo di carne in stato vegetativo, quando invece la sua attività celebrale è ancora perfettamente funzionante.
Il film si sviluppa su due piani che si alternano: uno, in bianco e nero, riguarda il presente e la “vita” ospedaliera di Joe; l’altro, a colori, i suoi sogni e i suoi ricordi. Nel primo nucleo narrativo è la voce fuori campo di Joe a parlarci, mentre cerca di capire cosa gli succede intorno. Ed è qui che Trumbo sviluppa una forte critica alla guerra, alla scienza medica che a volte si mostra disumana e all’incomunicabilità tra paziente e medici.
Sul piano dei ricordi scopriamo invece il passato di Joe,la sua infanzia, i timori della sua amata prima della partenza al fronte, i momenti in guerra prima dell’esplosione. Inoltre il regista inserisce nei dialoghi alcune riflessioni politiche. Nei suoi sogni invece, che a volte si mescolano ai ricordi, Trumbo crea un contesto surreale, inserendo una serie di simbolismi soprattutto religiosi.
Il film si presenta però nettamente migliore nella parte concreta, riuscendo a trasmettere efficacemente l’angoscia e la condizione terribile del protagonista, anche se a volte la pressante voce fuori campo risulta piuttosto “invadente”. Sul secondo piano narrativo a volte il ritmo cala leggermente, andando a minare il film nella sua complessità. Questo accade principalmente nei ricordi del passato di Joe, mentre i sogni sono lodevoli sia per ideazione che per realizzazione. Sono comunque difetti minimi in un’opera dal forte impatto e dalla forte originalità.
Un buon film dunque, che concretizza l’impegno e il talento di un uomo dalla vita non certo priva di problemi professionali. Iscritto al partito comunista Trumbo è stato infatti incarcerato durante la presidenza McCarthy e costretto a firmare le sue sceneggiature con pseudonimi per non incorrere nel sequestro del film. Per Trumbo “E Johnny Prese Il Fucile” è stato il progetto a lui più sentito, fin da quando il suo libro fu ritirato dal mercato poco dopo la sua uscita. I temi progressisti e anti bellici erano scomodi pochi giorni prima dell’entrata degli USA nel secondo conflitto mondiale.
Un’opera consigliata, piena di coraggio e passione, passione per il cinema e passione per la vita.
Para
Voto Para: 3/4
Voto Para: 3/4