Per Fly (si pronuncia Flu) con “Gli innocenti” conclude la sua trilogia sulle classi sociali danesi, iniziata con “La panchina” (sulla classe povera) e proseguita con il magnifico “L’eredità” (sulla classe borghese), trattando la categoria più vasta e complessa: la classe media.
Al centro del film c’è Carsten, professore cinquantenne, oltre che marito e padre annoiato, che porta avanti una relazione con Pil, sua ex-allieva diventata una convinta attivista politica.
Durante un’azione politica, un agente di polizia rimane ucciso a causa di Pil: la ragazza e i suoi due compagni verranno arrestati: nessuno dei tre, però, confesserà chi è stato il colpevole della morte del poliziotto.
Carsten, anche a costo di sacrificare il lavoro e il matrimonio, cercherà di evitarle, in ogni modo, la condanna; ma non basterà per evitare la tragica reazione a catena che quella morte ha messo in moto.
Il primo dato decisamente interessante del film è il voler rappresentare la classe media danese di oggi con la figura di Carsten. Questo personaggio, interpretato da un ottimo Jesper Christensen, è una figura profondamente controversa e contemporanea: una vita di buon (“medio”) livello che non lo soddisfa più, una quotidianità che lo annoia; Carsten vuole un cambiamento forte e sembra trovarlo in Pil, è però insicuro anche su di lei, ha continui ripensamenti, dubbi, paure.
Quando si accorge che il rapporto con Pil è ormai irrimediabile prova a tornare dalla moglie ma con scarso successo; si rende, forse, finalmente conto che la grande paura che aveva era la solitudine, l’invecchiare senza nessuno al proprio fianco, ma lo capisce troppo tardi…
“Gli innocenti” è un film sul senso di colpa; senso di colpa che si articola su diversi livelli, pur rimanendo incentrato su un unico personaggio. Carsten, nell’ultima parte del film, si rende conto di aver compiuto dei crimini tremendi: aver omesso un omicidio e aver causato un ciclo di morte assolutamente evitabile; ma il suo senso di colpa è dato, anche, dall’aver abbandonato la moglie, che l’aveva sempre rispettato, e suo figlio.
Nonostante un finale abbastanza traballante (unica pecca del film), Per Fly realizza un film di buonissimo livello (anche se inferiore all’ottimo “L’eredità”), che conferma il suo talento registico e la sua capacità di raccontare la contemporaneità, facendo riflettere gli spettatori grazie a storie allo stesso tempo estreme e quotidiane.
Chimy
Voto Chimy: 3 / 4