The Social Network: in Bosnia non hanno le strade ma hanno Facebook

Parole, parole, parole. The Social Network è un film fatto di parole, costanti, che arrivano ad accavallarsi l’una sull’altra. Si sente parlare fin dallo schermo buio, pre-titoli di testa, e non si smette mai (o quasi).
Chiarissima l’idea dello sceneggiatore Aaron Sorkin che vuole ricreare la foga del linguaggio giovanile e i fiumi di parole che ritroviamo su facebook ogni giorno.
The Social Network “parla” prima di tutto questo. E qui sta il suo valore più importante.
Poi si racconta la nascita di facebook, poi si racconta il nerdismo contemporaneo, poi si racconta che un’idea rivoluzionaria nasce per vendicarsi di una delusione d’amore. Su quest’ultimo punto si calca banalmente anche troppo la mano, come mostra un finale (silenzioso) che porta lo spettatore ad approvare senza compromessi questa interpretazione.
The Social Network “parla” quindi di linguaggio. Così come fa Scott Pilgrim vs. The World, altra faccia di una stessa medaglia, in uscita a una sola settimana di distanza (in Italia) dal primo ma del quale si “parla” molto meno.
Quello che Aaron Sorkin fa esplicitamente, Edgar Wright lo fa simbolicamente trasportando il film stesso a un livello linguistico diverso da quello cinematografico e appartenente alla logica dei videogame, del quale la generazione di cui si parla è notoriamente assuefatta.
Ma, tornando a The Social Network, le parole non bastano e, così, ad accompagnarle (per renderlo un film importante) ci sono le immagini di David Fincher e le musiche perfettamente amalgamate di Trent Reznor e Atticus Ross.
Se si aggiunge un’ottima interpretazione di Jesse Eisenberg (mentre Andrew Garfield toglie qualsiasi desiderio di saperne di più del progetto sul nuovo Spider Man) tutto sembra perfetto.
The Social Network risulta così avere certamente una solidissima confezione, praticamente inattaccabile, anche se qualche dubbio rimane sugli entusiasmi critici provenienti soprattutto da oltreoceano.
Fincher gira ormai sul velluto, con tempi di montaggio e scelte registiche sempre più “sicure”. Da ormai un decennio il suo lavoro è particolarmente solido, senza crepe, ma privo anche allo stesso tempo di quei rischiosi istrionismi che avevano caratterizzato i suoi veri capolavori degli anni ’90, Seven e Fight Club, ai quali non si è più realmente avvicinato.
Al di là della sceneggiatura, anche la base narrativa appare solida e allo stesso tempo semplice da trasporre: basata non solo sui processi giudiziari sulla paternità di facebook, ma anche su un libro di Ben Mezrich.
Un film perfetto, ma (seppur il progetto iniziale fosse per Fincher rischioso) che risulta in qualche modo “facile”. Per questo proprio adesso che tutti parlano del comunque buonissimo The Social Network, vorrei caldamente consigliare di non lasciar passare sotto silenzio Scott Pilgrim vs. The World che, al contrario, è imperfetto ma più profondo e complesso.
Forse semplicemente perché riesce a comunicare di più… anche se con meno parole.

 

Chimy
Voto Chimy: 3/4

 

La recensione del Para:

The Social Network di David Fincher
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Para
Voto Para: 3/4

 

P.S. del Para: quella che potrebbe essere una recensione la trovate nei commenti. 🙂