KALA MALAM BULAN MANGAMBANG di Mamat Khalid
Para: Noir, avventura, horror, melodramma, commedia: tutti i generi del cinema classico americano degli anni 30 e 40 in un particolare film malese. Non un pastiche ma un caleidoscopio, con una bella fotografia bianco e nero. Postmoderno per l’abile mescolanza di generi, ma troppo lungo per il tipo di esperimento. Due ore pesano, sopratutto nella parte centrale.
Chimy: Questo film malese è stato una piacevole sorpresa nella sua prima parte, quando si concentra sull’ "omaggiare" soltanto il noir classico. Nella seconda invece diventa un minestrone un pò troppo confusionario e azzardato. Comunque poteva andare peggio.
ADRIFT IN TOKYO di Miki Satoshi
Para: Dopo la follia dei primi due film Miki Satoshi realizza una specie di road movie: il viaggio a piedi per Tokyo di un ragazzo e di un simil yakuza. Quest’ultimo desidera camminare per la sua città prima di consegnarsi alla polizia confessando di aver ucciso la moglie. Il cammino con il suo debitore è un pretesto per camminare tra i ricordi vissuti e quelli desiderati. Girato semplicemente, con una comicità ed un umorismo intelligente, è soprattutto una piacevole esperienza, durante la quale non si può far altro che sentirsi felici.
Chimy: Miki Satoshi fa un cinema che passa sopra. Non irrita, non esalta e sai che dopo qualche giorno dalla visione non ti sarà rimasto molto dei suoi film. Questa è la sensazione provata per "Adrift in Tokyo" (come per il precedente film visto del regista), simil road movie, intelligente ma banalotto. Come in ogni film del genere che si rispetti, il viaggio creerà nei due protagonisti un nuovo modo di vedere la vita e di approcciarsi alla società giapponese.
Joe Odagiri è bravino in questo genere di film-commedie, ma reggerà il ruolo da protagonista nel nuovo film di Kim Ki-duk?
FUNUKE, SHOW SOME LOVE YOU LOSERS! di Yoshida Daihachi
Para: Anche il regista di questo film è un giapponese ex pubblicitario e di televisione, che realizza un dramma familiare che non cade mai nel melodrammatico. Interessante come vengono nascosti e rivelati i lati d’ombra dei familiari, e soprattutto una costruzione narrativa che ricorda un manga. Proprio su questo elemento si concentra anche la storia (una dei protagonisti è un’aspirante mangaka) e alcuni espedienti visivi (il film diventa la pagina di un fumetto alternando vignette disegnate a parti filmate). Interessante per certi versi, ma fastidiosi alcuni inserti comici e alcuni trucchi visivi. Tutto sommato niente male.
Chimy: Film che parte male, ma che piano piano riesce a rialzarsi facendoti interessare alla storia che racconta.
Girato con maturità da un esordiente, che riesce bene ad equilibrare il lato più drammatico con quello più tragicomico della famiglia protagonista.
THE DETECTIVE di Oxide Pang
Para: Film firmato da uno dei due fratelli Pang (famosi per i vari "The Eye"), si apre con un incipit di tutto rispetto, soprattutto grazie ad una canzone a cui è impossibile resistere (appena scopriremo il titolo di questa hit honkhongese ve lo faremo sapere). La mano horror di Pang si vede positivamente: la storia tutta azione di un detective privato di Honk Hong è condita da sequenze in cui la tensione è alle stelle, con espedienti tipici dell’horror asiatico. Assolutamente fondamentale a questo fine è l’impianto sonoro: invadente ma di sicura efficacia. Girato davvero bene, contiene un momento da ricordare: il ticchettio di un orologio ritma il montaggio della crescente eccitazione del protagonista di fronte ad una bellissima donna. Un film che pecca nella storia ma non in tutto il resto.
Chimy: sottoscrivo in pieno.
IT’S NOT HER SIN di Shin Sang-ok
Para: Tra i film visti del maestro coreano questo è sicuramente il migliore: un grande film, soprattutto per i temi trattati. Ancora una volta il regista dimostra la sua attenzione al mondo femminile, e la fine che riprende la scena iniziale ma con differente prospettiva è la conferma della maestria narrativa e di direzione delmaestro.
Chimy: Film di cui sarà necessaria una normale recensione alla fine del festival. Opera grandissima, nella quale Shin Sang-ok anticipa temi sociali che si svilupperanno a pieno nel cinema occidentale soltanto negli anni successivi: aborto, sessualità, richiamo materno, rapporti famigliari di amore/odio.
Inizio e fine da strapparsi i vestiti; bellissimo il resto.
RESIKLO di Mark A.Reyes
Para: Finalmente una boiata fatta e finita! Trash dall’inizio alla fine, in ogni singolo particolare, questo film è stata uno dei momenti più divertenti del festival. Una razza aliena invade la terra, nelle Filippine un gruppo di uomini si riunisce nella comunità di Paraiso, nascondendosi dal nemico. Tutto finisce con una battaglia tra robot nemici e quelli umani, costruiti con materiale di scarto. Niente ha logica, la recitazione è pessima, affetti scadenti, regia ignobile ma dannatamente divertente. E non era nelle intenzioni del regista
Chimy: Inutile parlare seriamente di questo film. Per chi sa di cosa stiamo parlando, è il "Vogelfrei" di Udine 2008.
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