Mostra di Venezia-giorno 8: ancora ottime cose…

Ormai la Mostra continua a mantenersi su buoni livelli dopo i deludenti primi giorni….

Takashi Miike ha presentato la sua ultima folle opera "Sukiyaki Western Django" in concorso, coniugando gli spaghetti western (alla Corbucci) con il cinema dei samurai.
Il film è davvero strano, particolarissimo. Nonostante le opere di Miike siano spesso connotate da questi aggettivi, in questo film sono particolarmente appropriati.
Ad una prima parte più riflessiva segue una seconda piena di azione e sparatorie con la battaglia dei "rossi" contro i "bianchi".
Personalmente è il tipo di cinema di Miike che mi piace di meno (quello un pò fracassone, rispetto a quelli psicologici che preferisco decisamente, es. "Visitor Q"), ma nonostante questo, oltre ad alcune pause nella parte centrale, ci sono delle sequenze davvero notevoli: tutto il finale, una danza nel saloon…e poi, assolutamente imperdibile, il cameo iniziale di Quentin Tarantino prima dei titoli di testa.
Non deluderà i fan più accaniti del buon Miike Takashi.

Un’altro film asiatico di cui volevo parlarvi (forse quello che ho preferito tra gli orientali del festival) è "Beyond The Years" di Im Kwon-Taek.
E’ il seguito di una delle opere più belle del regista: "Sopyonje" dei primi anni ’90.
Im ne riprende i paesaggi, le tematiche e naturalmente la musica, ancora una volta grande protagonista.
Il film è pieno di poesia, malinconia e una grande riflessione sulla memoria: il protagonista cerca la sorella (diventata cieca) che non vede da diversi anni. Diverse volte si riincontreranno per poi riperdersi, fino a quando non torneranno a suonare insieme quella musica che il loro padre gli aveva insegnato.
L’anziano regista coreano ha ancora moltissimo da insegnare e da mostrare…

Infine, un film che scombussola totalmente i miei giudizi finali: "Nightwatching" di Peter Greenaway. Quest’opera potrebbe essere il secondo miglior film della rassegna (naturalmente "I’m not there" non si muove dal primo posto).
Si basa sulla realizzazione di Rembrandt de "La ronda di notte" (Nightwatching), all’apice della carriera del pittore olandese e subito prima del suo declino.
La bellezza del film deriva da una splendida fotografia ed un notevolissimo uso delle luci: ogni inquadratura del regista inglese sembra essere proprio un quadro di Rembrandt.
E’ quindi un film pittorico per eccellenza che grazie alla forza dell’immagine e al fascino rappresentato da "La ronda di notte" (opera affascinante ed enigmatica) risulta essere decisamente un’opera notevole.
Grandissima interpretazione di Martin Freeman nei panni di Rembrandt: diventa così uno dei più autorevoli attori per la Coppa Volpi.
Forse dovrebbe guardarlo Milos Forman per capire come fare un film basato sulla vita di un pittore….

Saluti, a domani

Chimy